La “caduta” di Michelangelo Florio e quella di “Phaethon” (Ovidio) | Stampa |

M.O. Nobili, in questo studio, indaga sul  sonetto “Phaëton  to his friend Florio” (pubblicato in apertura     dei Second Frutes di John Florio del 1591), pervenendo alle seguenti due conclusioni: 1) alla “caduta” del mitico personaggio di “Phaethon” (come descritta da Ovidio, in latino) si era ispirato Michelangelo Florio, per descrivere la propria “caduta” morale, nella lettera, in latino, da lui inviata il 23 gennaio 1552 a William Cecil; 2) l’autore del sonetto è John Florio, che intese (mediante la scelta del titolo del sonetto stesso) ricordare il proprio padre Michelangelo Florio (identificatosi nel “Phaethon” ovidiano); e ciò, in quel 1591, in cui lo stesso John Florio (nell’epistola “To the Reader” dei suoi Second Frutes), aveva pomposamente annunciato la ormai prossima pubblicazione del suo primo “epocale” dizionario italiano-inglese (“I will shortly send into the world an exquisite Italian and English Dictionary”), per la cui primigenia ideazione (“the first light”) e compilazione egli si era avvalso (per le parole italiane) di un dizionario monolingue italiano, predisposto, ma non pubblicato, dal proprio padre. Quel dizionario monolingue italiano sarebbe, di per sé, servito a poco a Londra, ma se John Florio, sulle orme del padre, avesse avuto l’ardire di tradurre in inglese (anche mediante neologismi) i lemmi italiani (aggiornandoli e incrementandoli), allora egli avrebbe dato luogo (come avvenne) a un’opera letteralmente “sovrumana”, che, se impossibile da realizzare da un singolo studioso, era il risultato del lavoro delle due generazioni dei Florio.   

La “caduta” di Michelangelo Florio e quella di “Phaethon” (1.77 MB)