Martedì 19 Marzo 2024
Vita di William Shakespeare PDF  | Stampa |
Scritto da Saul Gerevini   

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E' così illogico o inopportuno indagare sulla identità di Shakespeare? Alcuni accademici stratfordiani (quelli cioè che credono che le opere di Shakespeare le abbia scritte solo ed esclusivamente l'attore William Shagsper di Stratford) pensano di si.

Ma ultimamente la Brunel University di Londra (GB) ha istituito dei corsi allo scopo di fornire informazioni per la ricerca di  una credibile  entità che, date le sue competenze e cultura, sia stata in grado di scrivere le opere di 'Shakespeare'.  Questo perchè l'attore William Shagsper di Stratford non convince affatto. Infatti esiste un grande mistero a questo proposito.

Quindi, una prestigiosa accademia inglese si è posta il problema di interrogarsi sul mistero che avvolge  l'identità  del più grande drammaturgo del mondo. Questo significa che è opportuno interrogarsi sulla sua vera identità.

Vedremo, nelle prossime pagine, perchè William Shagsper di Stratford è così poco credibile come  autore di opere letterarie, e vedremo anche che la vita e le opere di Shakespeare assumono pieno significato conoscendo la vita e l'opera di John Florio, l'alter ego di Shakespeare. Infatti è solo attraverso una profonda collaborazione tra Florio e William Shagsper di Stratford che naqquero le opere di Shakespeare.

Ma per ulteriori informazioni sulle posizioni della Brunel University riguardo all'identità di Shakespeare, digitate in un motore di ricerca le parole 'Brunel University Shakespeare autorship', così che nella 'Declaration of Reasonable Doubt About the Idenity of William Shakespeare' troverete molte ragioni del perchè l'attore di Stratford è così poco credibile.

William Shagsper (confidenzialmente chiamato Will) nasce a Stratford upon Avon nel 1564. Will è il nome con cui viene chiamato confidenzialmente. Shakespeare è il cognome che Will assumerà dal 1593 in poi, dopo la pubblicazione di Venere e Adone. Prima di allora non esisteva ‘Shakespeare’, ma altre versioni del suo cognome: Saxberd oppure Shaksper per esempio. Nel libro 'William Shakespeare, ovvero John Florio: un fiorentino alla conquista del mondo', l'autore di questo articolo spiega in dettaglio perchè, prima del 1593, il cognome 'Shakespeare' non era ancora in circolazione.

Nei suoi documenti matrimoniali del 1582 troviamo che i modi di scrivere il suo cognome sono Shakspere e Shagspere. Fatto strano ed unico nella storia della letteratura, in molte opere del tempo il nome 'Shakespeare' compare scritto con un trattino, 'Shake-speare', dando forza all'idea che 'Shakespeare' sia un nome costruito per uno scopo puramente intellettuale: parafrasando ciò che scrive Ben Jonson nel Folio del 1623 'una penna' (speare) agitata (shaked) contro l'ignoranza.

Sappiamo molto poco dell'infanzia di Will, al punto da non poter nemmeno affermare che frequentò la scuola di Stratford, nonostante tutti gli sforzi fatti dagli studiosi per accertare un suo regolare corso di studi. E’ probabile che fu, in un certo modo, un autodidatta. Comunque rimane il fatto che nell'Hermites Tale, la cui ultima pubblicazione fatta da Thomas Thorpe risale al 1613, Will dichiara di essere a mala pena in grado di fare la sua firma.

Robert Detobel, però, nel suo ‘Shakespeare’s signatures analyzed’ sostiene (e dimostra) che Will non sapesse scrivere. In effetti di lui rimangono solo alcune incerte firme a testimonianza del suo incerto rapporto con la chirografia. Suo padre e sua madre, comunque, erano analfabeti, quindi l’ambiente famigliare di certo non lo favorì. Suo padre firmava con una croce, così come sua madre. Sappiamo anche che le figlie di Will erano analfabete: solamente Susanna, la più amata da Will, sapeva a mala pena fare la sua firma.  Possiamo quindi inferire che Will, l’uomo di Stratford, appare una cosa diversa da Shakespeare, la colta e misteriosa entità letteraria che produceva le opere letterarie.

Questo però non significa che egli non abbai niente a che fare con Shakespeare, come sostengono gli antistratfordiani: Will è una parte importante della ‘mente’ di Shakespeare, ma non è Shakespeare in via esclusiva ed in ogni modo le sue capacità devono essere inferite, perchè non ci sono 'prove concrete' che supportino le sue abilità.

Tutti i documenti (tanti) della vita privata di Will, infatti, si riferiscono a transazioni commerciali, tranne il suo testamento che in ogni caso non lo rappresenta certo come un uomo di cultura. Nessuno di questi documenti fu mai scritto personalmente da Will. Solo tre di questi documenti portano la sua firma.

Non esiste nessun documento di carattere letterario (non commerciale quindi) che ci inviti a concepire Will come capace di scrivere opere di letteratura: non scrisse mai una lettera a nessuno, nessuno gli scrisse mai (a parte un suo paesano, e la lettera riguarda una transazione commerciale). Non ebbe nessuna corrispondenza personale di carattere letterario con nessuno e nessuno gli scrisse mai riguardo a questioni letterarie, anche se diversi autori scrissero di lui (ma non a lui personalmente).

Diverso è il caso degli altri autori contemporanei di Shakespeare che avevano interessanti corrispondeze letterarie con molti loro colleghi, corrispondenze visibili tutt'ora. Come la corrisponednza di Ben Jonson per esempio, testimoniata da un suo diario  in cui scrisse anche di Shakespeare. La questione della famosa Hand D è molto controversa e in ogni modo non ha ancora messo d’accordo tutti gli studiosi: quindi la Hand D rimane ancora un mistero.

John Aubrey, un biografo di Shakespeare, riferisce che se invitato a scrivere egli andava in panico: 'if invited to writ he was in pain', scrisse infatti Aubrey. Sappiamo poco anche della sua adolescenza, a parte il fatto che suo padre, quando Will aveva più o meno dodici anni ebbe un tracollo finanziario. John Shaksper, il padre di Will, era un commerciante che godette di una buona condizione economica, prima di cadere in disgrazia. Non ci sono elementi per valutare se durante gli anni della sua adolescenza Will potè studiare.

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1582. Fino a questa data, non succede niente di significativo nella vita di Will che possa essere messo in relazione con la sua enorme cultura. Si sposa con Anne Hathaway. Lui ha diciotto anni e lei ventisei. La ragione del loro matrimonio sembra fu la gravidanza inattesa di Anne. Non succede niente nella vita di Will tra il 1582 e il 1585 , a parte la nascita di altri due figli, i gemelli Hamnet e Judith. Non abbiamo informazione che in questo periodo si preoccupasse della sua formazione culturale.

1586-1592. Questo periodo viene definito dagli studiosi ‘gli anni persi di Will’. Infatti non sappiamo niente di lui in questo periodo.E molti si chiedono se del resto della sua vita sappiamo molto di più, nonostante 'Shakespeare' sia stato uno dei peronaggi più discussi del suo tempo. Questo 'anonimato' fa pensare a Shakespeare come ad una entità puramente letteraria, piuttosto che ad una persona in carne ed ossa. Infatti esistono innumerevoli documenti di Will come affarista (alcuni anche come attore) ed impresario teatrale, ma nessun documento scritto da lui, o firmato da lui, che lo colleghi al mondo dell'arte. 

'Shakespeare' appare quindi come il nome dato ad una 'impresa letteraria' che coinvolge un team  nella produzione di opere teatrali.  L'analisi di 'The Hermites Tale' suggerisce fortemente questa ipotesi.

1592, Seguendo le biografie tradizionali non  sapremo mai come e perché Will diventò un grande drammaturgo e questo fatto appare di conseguenza  più una supposizione che una certezza, perché gli elementi da cui si presume che lui fosse un drammaturgo sono molto labili.

Dai fatti riportati dalle biografie tradizionale apprendiamo che Will, nel 1592, era a Londra e si muoveva negli ambiti del teatro. Le conclusioni che Will fosse un drammaturgo nel 1592 sono affidate ad uno scritto di Robert Greene in cui si allude ad uno “scalatore sociale (an upstatr crow), un tutto fare (an absolute Johannes Factotum) che nella sua presunzione crede di poter comporre un verso (a blank verse) come un universitario (Wit) e di conseguenza ritiene di essere l’unico scuoti-scena (shake-scene) del paese”.

In sostanza, la vita di Will è sconosciuta e va comunque interpretata facendo affidamento sulle tracce che abbiamo di lui negli scritti dei suoi contemporanei. Jonathan Bate, a questo proposito, dice che molto della vita di Shakespeare è un fatto di ‘inferenza’. Ma scopriremo che questo è vero solo se escludiamo Florio dalla vita di Will. Integrando invece le loro vite e accreditando una loro stretta collaborazione, tutto diventa molto sensato, anche molti aspetti della vita di Will che altrimenti rimarrebbero misteriosi e sconosciuti. 

Questi argomenti saranno trattati in modo specifico nelle sezioni 'Vita di Florio' e 'Chi era Shakespeare'.

1593. Fu pubblicato un poemetto, Venere e Adone, firmato da William Shakespeare e dedicato al Conte di Southampton. Nella dedica al Southampton di questo raffinatissimo ed elegante scritto, Shakespeare afferma che ‘Venere e Adone’ è il primo erede della sua invenzione. Questa scespiriana affermazione ci consente di ‘inferire’ che prima di allora Shakespeare non avesse prodotto ancora niente. La cosa sembra strana perché ‘Shakespeare’ aveva già prodotto delle opere prima del 1593. Il perchè di questa 'stranezza' viene spiegata in dettaglio nel libro 'William Shakespeare, ovvero John Florio: un fiorentino alla conquista del mondo', scritto dall'autore di questo articolo 

1594. Shakespeare pubblica un altro poemetto intitolato ‘The rape of Lucrece’, sempre dedicato al Conte di Southampton. Si dice che Shakespeare scrisse questi due poemi per garantirsi il patronato del Conte di Southampton. Forse il Conte offrì protezione a Shakespeare, ma da ricerche condotte dalla C.C.Stopes (1922) e dalla Diana Price (2001) emerge che non c’è nessun collegamento tra Will e Conte di Southampton. “Tutte le ricerche condotte per trovare collegamenti tra il Conte di Southampton e Will sono stati vani” scrisse la Stopes, al termine delle sue ricerche su Shakespeare ed il Conte di Southampton. Diana Price e molti altri confermano.

1594. William Shakespeare entra a far parte della compagnia teatrale dei Lord Chamberlain’s Men. Nessun documento, però, ci autorizza a ritenere Will come il creatore delle opere di Shakespeare in via esclusiva. Il fatto che le opere portassero il nome di ‘Shakespeare’ non è una prova incontrovertibile che fosse Will a 'scriverle', perché la produzione di opere per il teatro, in quel periodo,  poteva essere un processo altamente collaborativo, e molte di queste 'collaborazioni' si nascondevano dietro pseudonimi o prestanomi: emblematico è il caso di Humphrey King, (vedi l'articolo di Giulia Harding 'Humphrey King and Absolute Johannes Factotum' nella sezione Giulia's view di questo sito), pseudonimo dietro il quale si nascondeva qualcuno (Thomas Nashe da indicazioni tali da identificare 'Shakespeare' dietro lo pseudonimo di Humphrey King) che operava attraverso l'entourage letterario di John Florio: Thomas Thorpe ed Edward Blount. Blount produsse il First Folio di Shakespeare nel 1623. Il Conte di Essex, per esempio, firmava le sue opere, destinate a diventare anche materiale per il teatro, dietro lo pesudonimo AB.

Tra l'altro nei teatri di quel tempo erano disponibili degli scrivani professionisti che avevano il compito di 'scrivere' ciò che elaboravano le compagnie teatrali, nel caso gli autori non fossero stato in grado 'fisicamente' di scrivere. Persone poco capaci di scrivere ce n'erano molte: saper 'scrivere' a quei tempi, non era una abilità così diffusa. Il fatto di non saper scrivere non implica però il fatto di non avere buone idee. ‘Shakespeare’ poteva essere quindi una specie di trade mark, cioè il nome di una ‘impresa’ che aveva anche uno scopo prettamente commerciale.

Will, infatti, fu uno dei pochi autori di teatro ad arricchirsi con quella incerta attività. Robert Greene e Thomas Nashe invece morirono di fame, benchè provetti universitari. Bisogna considerare, d'altronde, che Will era un impresario teatrale: di questo le prove abbondano.

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Shakespeare, con tanta regolarità, produsse circa due opere l’anno per sedici anni: questo avvalora anche l’ipotesi della ‘impresa commerciale’. In questo senso la collaborazione con più persone sarebbe stata essenziale, una specie di out-sourcing antelitteram. Proprio il professor Jonathan Bate ci dice che i primi lavori di Shakespeare erano fatti in collaborazione con altri autori. Ci sono prove certe del fatto che il teatro elisabettiano producesse opere anche attraverso un lavoro di stretta collaborazione tra più persone: Shakespeare era molto ‘collaborativo’, si veda la sua collaborazione con John Fletcher per esempio. Nelle opere di Shakespeare troviamo spesso che molte mani hanno dato il loro contributo.

1596. John Shaksper, grazie ai meriti di Will potrà fregiarsi di uno stemma e del titolo di gentleman per se e i suoi discendanti. Will acquista una casa, New Place, al centro di Stratford. Nello stesso anno muore il suo unico figlio maschio Hamnet. Nonostante tutti gli sforzi fatti dagli studiosi, negli scritti di Shakespeare non si è trovato nessun riferimento alla morte del povero Hamnet. Per ovviare a questo illogico fatto gli studiosi stratfordiani hanno inventato le più assurde teorie, assurde perchè poco dopo che Hamnet morì, Shakespeare faceva nascere uno dei personaggi più comici del teatro di tutti i tempi: John Falstaff. 

Sarà anche per questa dicotomia emotiva (che troviamo tra la vita di Will e gli scritti di Shakespeare) che Sigmund Freud pensava che Shakespeare e Will di Stratford fossero due persone diverse? Le critiche di Freud a Will di Stratford hanno portato il Professor Jonathan Bate a scrivere, nel suo 'the Genius of Shakespeare', che Freud ha scritto che Will non era il vero Shakespeare perchè era invidioso del fatto che Shakespeare analizzasse l'animo umano meglio di Freud. 

A tali interpretazioni possono arrivano gli stratfordiani per giustificare il fatto che uomini di immensa cultura come Freud non credano a Will di Stratford come il vero Shakespeare. 

E' sempre all'invidia che Bate fa riferimento per giustificare che Mark Twain (creatore di Tom Sawyer e tra l'altro profondo conoscitore di Shakespeare),  non crede a Will di Stratford come il vero Shakespeare. In questo caso, però, diversamente da Freud, Twain è invidioso perchè essendo americano, con le sue critiche (secondo Bate), tenderebbe a voler distruggere l'enorme debito che gli americani hanno nei confronti della cultura inglese.

Al professor Bate di certo non manca la fantasia.  

1598. Francis Meres pubblica il trattato Palladis Tamia e paragonando gli antichi e i moderni Shakespeare vi viene ripetutamente citato come autore di grande importanza. Il suo nome è accompagnato da un elenco di opere create fino ad allora da Shakespeare. Nonostante il nome Shakespeare ormai circolasse con successo, non troviamo un corrispondente uomo da mettere in relazione all’autore delle opere riportate da Meres. Come ebbe a dire Mario Praz:

Shakespeare è impossibile ritrovarlo negli aridi insipidi particolari della sua vita: fuori dei drammi, l’uomo Shakespeare non è più vivo di quel che sia vivo il busto policromo sulla sua tomba

Ciò che afferma Praz è vero per quel che riguarda Will come uomo di lettere, perché come uomo d’affari è molto vivo e attivo: in questo ambito i fatti che lo riguardano abbondano.

1601. L’8 febbraio di questo anno fallisce la ribellione del Conte di Essex contro Elisabetta I. La sera del 7 febbraio la compagnia del Lord Ciambellano aveva rappresentato il Riccardo II (in cui si assiste alla deposizione di un Re) su invito dei partigiani di Essex. Gli attori non vengono tuttavia incriminati nella inchiesta che seguì alla congiura. Non c’è traccia di un qualsiasi coinvolgimento di Will in questa congiura, così come non ci sono elementi che possano indicare una relazione tra Will e il Conte di Essex. Eppure Shakespeare quello stesso anno, nell’Amleto, parlerà calorosamente del Conte di Essex, che oltre ad essere amico del Conte di Southampton ne era anche cugino. Questo fa capire che Shakespeare fosse intimamente legato ad Essex.

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Il Conte di Essex verrà giustiziato, mentre a suo cugino, il Conte di Southampton, verrà salvata la vita ma verrà rinchiuso nella Torre di Londra. Uno degli uomini che decreterà la morte di Essex fu Francis Bacon, che per questo suo comportamento si attirò le antipatie di molti nobili sostenitori della causa di Essex. In questo caso Bacon si attirò anche le antipatie di Shakespeare.

1602. Shakespeare acquista un’altra casa con alcuni terreni a Stratford. Di queste transazioni economiche esistono abbondanti prove, ma c’è poco che leghi Will alle lettere, e poco alle opere di Shakespeare.

1603. Elisabetta I muore. Il suo successore, Giacomo VI di Scozia (che diventerà Giacomo I d’Inghilterra) prende sotto la sua diretta protezione la compagnia del Lord Ciambellano che assume il nome di King’s Men. Shakespeare è fra i principali “azionisti” della compagnia. Il suo nome non figura tra gli interpreti dei nuovi drammi rappresentati. Abbiamo quindi evidenze di Will come attore e come ‘impresario teatrale’, ma nessuna indicazione di lui come drammaturgo.

1605. Will comincia a acquistare interessi nella riscossione delle decime per i terreni intorno a Stratford. Di queste attività esistono prove documentate, ma niente documenti che indichino una qualsiasi capacità letteraria da parte sua: ne una lettera, ne un documento scritto da lui stesso, ne qualsiasi forma di interazione (scritta di suo pugno) con qualche suo collega di teatro o con una controparte commerciale. Rimangono però enigmatiche le denigratorie affermazioni di Ben Jonson su di lui. E’ in questa logica che, in questi anni, si inserisce l’epigramma 56 di Ben Jonson scritto per Shakespeare ed intitolato ‘On Poet-ape’. La rappresentazione che Jonson fa di Shakespeare/Poet-ape non è molto lusinghiera.

1608. I King’s Men hanno ormai a loro disposizione due teatri: il Globo (The Globe), dove recitavano dal 1599, anno in cui lo avevano fatto costruire e che da ora in poi useranno solo nei mesi estivi; e un teatro al chiuso, Blackfriars, designato a un pubblico più raffinato, con un biglietto d’ingresso più alto, e in uso tutto l’anno.

1609. Vengono pubblicati i “sonetti” di Shakespeare. L’editore è Thomas Thorpe (lo stesso che ha pubblicato, per conto di Edward Blount, lo scritto di Humphrey King 'The Heremit's Tale', dove l'autore dichiara che i suoi parenti sono degli illetterati e che lui a mala pena riesce a fare la sua firma) e i sonetti sono dedicati ai Conti di Pembroke. Si dice, strano ma vero, che Thorpe agì senza l’autorizzazione di Shakespeare. Intorno al 1609 sembra che Will tornò a vivere a Stratford. Le biografie ufficiali dicono che, però, continuò a provvedere testi per il teatro: ma non ci è dato sapere come. Mentre lui è a Stratford, però, una delle opere più emblematiche del teatro scespiriano, la Tempesta, viene elaborata e creata su fatti che riguardano molto da vicino la vita di Londra e rappresentata a Corte per il matrimonio di Elisabetta (figlia di Giacomo I e Anna di Danimarca) con Federico del Palatinato.

1616. Il 25 marzo Shakespeare fa testamento. Si dice che fosse malato, ma non ci sono prove per sostenerlo: qualcuno scrisse che morì in seguito ad una sbornia. Nel suo testamento, però, troviamo che Will dichiara di essere in buona salute ed in grado di intendere e di volere: se Will fosse stato malato (come lasciano intendere molti studiosi) nel suo testamento ci sarebbero state indicazioni in merito. Lascia il grosso delle sue sostanze alla figlia Susan. Tra gli altri lasciti ve ne sono anche per Ben Jonson e per gli attori John Heminge e Henry Condell. Questo, per fortuna, testimonia che era legato in qualche modo al teatro: c’è, infatti, chi esclude che Will avesse a che fare con questa realtà. Il suo testamento, forse il documento più importante della sua vita, è decisamente penoso nella forma e nei contenuti e non rappresenta per niente il divino William Shakespeare. Un uomo che ha scritto trentasei memorabili opere avrebbe decisamente potuto e dovuto fare di meglio. Il 23 aprile Shakespeare muore e viene sepolto nella chiesa della Santa Trinità di Stratford dove era stato battezzato.

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1623. Curato da Heminge e Condell, e pubblicato dagli editori Isaac Jaggard e Edward Blount , esce un volume in-folio che raccoglie 36 drammi di Shakespeare. Si tratta dell’edizione conosciuta come il canone Shakespeariano, il testo più autorevole insieme ad alcuni in-quarto pubblicati durante la vita dell’autore, ma non curati da lui. Questa è l’occasione in cui vengono attribuite a Shakespeare opere che circolavano da tempo senza il nome dell’autore. E’ il caso dell’Enrico VI Parte Terza, opera dove venne ripresa la famosa espressione “Tiger’s heart wrapped in a Player’s hide” usata da Robert Greene nella sua famosa critica allo Shake-scene ‘Johannes Factotum’. Enrico VI Parte Terza fu definitivamente attribuito a Shakespeare solo nel Folio del 1623, cioè molti anni dopo la comparsa di questa opera nelle scene londinesi. Nella dedica di Ben Jonson, contenuta nel Folio, apprendiamo che il divino Shakespeare conosceva poco il Latino e ancor meno il Greco, cosa che per gli standard culturali del tempo fa di lui una persona incolta. Comunque i toni di Jonson all’amico Shakespeare, nel Folio, sono molto elogiativi. Gli esperti, però, si chiedono ancora come abbia fatto uno che conosceva così poco il latino ad affrontare con così tanta sicurezza testi latini accessibili solo a chi il Latino lo conosce perfettamente.Questo perché la conoscenza da parte di Shakespeare di molti testi scritti in Latino proviene da una conoscenza diretta, non per interposta persona.  Non esistono immagini o ritratti di lui (fatti mentre era vivo) da cui è possibile capire quale fosse il suo volto. Il famoso ‘ritratto Chandos’ è convenzionalmente ritenuto un ritratto di Shakespeare, ma non c’è nessuna certezza che sia così. La dottoressa Tarnya Cooper, della National Portrait Gallery di Londra dove è custodito il ritratto Chandos, in un colloquio con Bill Bryson, riportato nel suo ‘Il Mondo è un Teatro’, alla domanda “Quant’è probabile che sia Shakespeare l’uomo del ritratto Chandos?" ha risposto “Senza una documentazione sulla provenienza del ritratto non lo sapremo mai” e alla domanda “Ma se non è Shakespeare, chi è?” ha risposto ‘Non ne abbiamo idea”.

Questo conferma che 'Shakespeare', come il suo  volto, è un autentico mistero.

Mistero che diventa interpretabile solo ed esclusivamente attraverso la vita e gli scritti di John Florio, il suo unico ed esclusivo alter-ego.

 

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 Le opere di Shakespeare

Oltre alle opere ufficialmente riconosciute come composte da Shakespeare, ci sono tante altre opere  che gli studiosi ortodossi non vogliono riconoscere come scritte da questo misterioso poeta, perchè ammettere che questi scritti siano opera sua distruggerebbe la precaria interpretazione che questi studiosi, come il professor Jonathan Bate, danno della vita del misterioso attore di Stratford. Uno di questi scritti (in realtà un sonetto) compare in uno scritto di John Florio nel 1591, si tratta del sonetto di Phaeton, riconosciuto come un sonetto di Shakespeare da tanti autorevoli studiosi, come William Minto per esempio. Ma la critica ortodossa esclude che Phaeton lo abbia scritto Shakespeare, perchè come dice il Chambers 'non possiamo attribuirlo a Shakespeare anche per un fatto cronologico'. Questo dimostra che accettare Phaeton come un sonetto di Shakespeare imporrebbe di rivedere quello che il Chambers ha teorizzato su questo misterioso poeta. Ma ci sono elementi concreti e strutturali per cui, per esempio, il sonetto di Phaeton deve essere considerato uno scritto di Shakespeare. Una esauriente analisi del perchè Phaeton è uno scritto di Shakespeare viene svolta nel libro 'William Shakespeare. ovvero John Florio: un fiorentino alla conquista del mondo'.  


 Le opere di Shakespeare ufficialmente riconosciute


Enrico VI (King Henry the Sixth), parte prima: 1588/92

Enrico VI (King Henry the Sixth), parte seconda e terza: 1588/92

Tito Andronico (The Lamentable Tragedy of Titus Andronicus): 1589/93

La commedia degli errori (The Comedy of Errors): 1590/94

La bisbetica domata (The Taming of the Shrew): 1590/93

Venere e Adone (Venus and Adonis): 1593

Lucrezia Violata (The Rape of Lucrece):1594

Riccardo III (The Life and Death of Richard the Third): 1591/94

I due gentiluomini di Verona (The Two Gentlemen of Verona): 1594/95

Pene d'amor perdute (Love's Labour's Lost): 1593/96

Sogno d'una notte di mezza estate (A Midsummer Night's Dream): 1593/96

Romeo e Giulietta (The Tragedy of Romeo and Juliet): 1594/95

Re Giovanni (The Life and Death of King John): 1590/97

Riccardo II (The Life and Death of King Richard the Second): 1594/96

Il mercante di Venezia (The Merchant of Venice): 1596/97

Enrico IV (King Henry the Fourth, parte prima e seconda): 1597/1598

Molto rumore per nulla (Much Ado About Nothing): 1598/99

Enrico V (The Life of King Henry the Fifth): 1598-99

The passionate pilgrim (Il pellegrino appassionato): 1599. E’ una raccolta di venti componimenti brevi non tutti di Shakespeare.

Giulio Cesare (The Life and Death of Julius Caesar): 1599/1600

Come vi piace (As You Like It): 1599/1600

La dodicesima notte (Twelfth Night, or What You Will): 1599/1600

The Phoenix and the Turtle (La fenice e la tartaruga):1601.

Le allegre comari di Windsor (The Merry Wives of Windsor): 1600/1601

Amleto (The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark): 1600/1601

Troilo e Cressida (The Tragedy of Troilus and Cressida): 1601/02

Tutto è bene quel che finisce bene (All's Well that Ends Well): 1598/1608

Misura per misura (Measure for Measure): 1601/04

Otello (The Tragedy of Othello, the Moor of Venice): 1602/05

Re Lear (The Tragedy of King Lear): 1605/06

Macbeth (The Tragedy of Macbeth): 1605/06

Antonio e Cleopatra (The Tragedy of Anthony and Cleopatra): 1606/07

Coriolano (The Tragedy of Coriolanus): 1607/08

Timone d'Atene (The Life of Timon of Athens): 1605/08 (?)

Sonetti (Sonnets): scritti tra il 1593 e il 1600 e pubblicati  nel 1609.

Pericle (Pericles, Prince of Tyre): 1608/09

Cimbelino (The Tragedy of Cymbeline, King of Britain): 1609/10 I

l racconto d'inverno (The Winter's Tale): 1610/11

La tempesta (The Tempest): 1611/12

Enrico VIII (The Life of King Henry the Eighth): 1612/13

I due nobili congiunti (The Two Noble Kinsmen):  dramma  composto da Shakespeare eJohn Fletcher e pubblicato nel 1634. 

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